domenica 26 gennaio 2014

Kuroshitsuji - Black Butler - Il maggiordomo diabolico

In principio fu il manga - in Giappone la gran parte delle storie iniziano su carta. Poi l’anime - cartoni animati per la tv (siamo già alla terza serie). E a cascata sono arrivati due musical, due drama CD (sorta di radiodrammi pubblicati direttamente in CD dove i doppiatori della serie animata narrano storie legate ai personaggi improvvisando o basandosi su un copione), un videogioco per Nintendo DS ed infine un film per il grande schermo live action - cioè con attori in carne ed ossa.
Il manga è ambientato nell'Inghilterra vittoriana (maggiordomi e cameriere dell’epoca sono popolarissimi tra i giovani giapponesi) e Ciel Phantomhive è un dodicenne appartenente a una nobile famiglia. Da generazioni il compito dei Phantomhive è indagare per conto della corona su misteri spesso legati a forze soprannaturali e occulte. Quando i genitori di Ciel restano uccisi in uno strano incendio, Ciel invoca un demone. Stringerà con lui un patto per scoprire le ragioni della misteriosa uccisione dei familiari. Il demone si insedia nella tenuta dei Phantomhive in forma di domestico, con il nome di Sebastian Michaelis, è lui il kuroshitsuji, il maggiordomo nero.
La pellicola (nelle sale giapponesi dal 18 gennaio) sposta l’ambientazione nel 2020 in una metropoli asiatica che intreccia culture orientali e occidentali. Genpou Shiori (interpretato dalla giovane emergente Gouriki Ayame) dirige la grossa corporation Funtom e discende dalla prestigiosa e nobile famiglia dei Phantomhive d’Inghilterra. Anche Shiori deve risolvere casi misteriosi ma le ferree leggi familiari che concedono il potere solo agli uomini la costringono a vestire panni maschili. Sebastian la protegge in cambio della sua anima.
Nel ruolo di Sebastian, Mizushima Hiro (vero nome Saitō Tomohiro). Modello e attore di successo nel 2009 - a soli 25 anni - lascia il mondo dello spettacolo per restare al fianco della giovane moglie Ayaka (nota cantante) alla quale è stata diagnosticata una grave malattia. L’anno successivo viene annunciato che il suo primo romanzo Kagerou scritto con lo pseudonimo di Saitō Satoshi ha vinto un premio prestigioso. Da allora continua a dedicarsi soltanto alla scrittura finché nel gennaio 2013 annuncia il suo ritorno sulle scene.
Anche la moglie è tornata ad esibirsi, dopo che la sue condizioni di salute si sono stabilizzate, e ha scritto tra gli altri lavori la canzone portante di Kuroshitsuji, Through The Ages.
Hiro non è nuovo al ruolo di maggiordomo, aveva già vestito con successo i panni di Shibata nel drama (serie televisiva dal vivo) Mei-chan's Butler e il produttore era convinto che solo lui potesse interpretare Kuroshitsuji.

sabato 18 gennaio 2014

La grande bellezza e Miyazaki da Oscar

La grande bellezza di Paolo Sorrentino e Si alza il vento di Hayao Miyzaki sono entrambi in corsa per afferrare la statuetta degli Oscar: miglior film straniero e miglior film d'animazione. La pellicola di Sorrentino si apre curiosamente su un gruppo di giapponesi in visita alla città eterna. Stanno ammirando il fontanone del Gianicolo, Roma stesa ai loro piedi, l’immancabile macchina fotografica al collo. Uno di loro si allontana dagli altri, un coro di donne in abito nero, come da tragedia greca, canta sullo sfondo. L’uomo sorride e scatta, si asciuga il sudore dalla fronte con la mano, poi di colpo cade a terra.
Roma morta e decadente, puttana e grottesca, attraversata da personaggi meschini, stereotipate macchiette intoccate dalla sua maestosa bellezza. Jep Gambardella, giornalista e critico, scrittore mancato (un Mastroianni invecchiato) osserva cinico e disincantato la vita scorrergli accanto. Mondano, anima delle feste capitoline, al compimento dei 65 anni inizia ad interrogarsi sul vuoto che lo circonda. Inutili artisti concettuali e vane scrittrici radical chic, autori teatrali falliti, ricchi borghesi anaffettivi o a caccia di sguardi, chirurghi plastici come confessori, cardinali gourmet in odore di pontificato, sante suore mummificate e ultracentenarie, nobili decaduti a cachet, ex-soubrette ormai devastate e cocainomani, spogliarelliste invecchiate. Corpi nudi esibiti, alcool, sesso, droga e anime vuote. Il ricordo di una dolce vita felliniana ormai svanito, come il soffiato “Bonne nuit” pronunciato da Fanny Ardant incrociata per un solo istante in via Veneto dal protagonista. Il resto è volgarità e miseria, cafonaggine e desolazione. Simbolico il relitto della Concordia che emerge dalle acque del Giglio come lo scheletro di un Titanic.
Un film slegato e teatrale, a tratti surreale e poetico come la giraffa che appare e scompare tra i ruderi delle Terme di Caracalla o i fenicotteri che si riposano sulla terrazza di Jep affacciata sul Colosseo. Quasi un romanzo in pellicola, con un primo amore da cartolina e battute come aforismi. “Finisce sempre così, con la morte. Prima però c’è stata la vita, nascosta sotto il bla, bla, bla, bla, bla. È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore. Il silenzio e il sentimento. L'emozione e la paura. Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile. Tutto sepolto dalla coperta dell'imbarazzo dello stare al mondo. Bla, bla, bla, bla. Altrove c’è l’altrove, io non mi occupo dell’altrove, dunque che questo romanzo abbia inizio. In fondo è solo un trucco, sì è solo un trucco”. Toni Servillo gigantesco protagonista e un cast corale che include Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Isabella Ferrari, Carlo Buccirosso, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Roberto Herlitzka, Iaia Forte, Giorgio Pasotti e Serena Grandi.
L’ultima opera del maestro Miyazaki, Kaze Tachinu (Si alza il vento), è una favola sul fascino del volo in cui si mischiano realtà storica e fantasia. La pellicola narra la vita di Jirō un ragazzo che sogna di creare aeroplani e s’ispira al lavoro dell’ingegnere italiano Caproni. Il protagonista conosce Naoko e se ne innamora, coltiva l’amicizia con il collega Honjō e realizza innovazioni straordinarie che proietteranno il mondo dell’aviazione verso il futuro. Il Terremoto del Kanto del 1923, la Grande Depressione, l’epidemia di tubercolosi e l’entrata in guerra del Giappone sono i grandi eventi che incidono sulla sua esistenza. Una storia epica e tragica, fatta di coraggio e di sfide. L’amore per il volo è il leitmotiv di Miyazaki da sempre. Nausicaä, Pazu e Sheeta di Laputa, Totoro, la streghetta Kiki, Porco Rosso e il mago Howl - solo per citare alcuni dei suoi più celebri personaggi - intrecciano le loro avventure alle acrobazie aeree.

domenica 12 gennaio 2014

Ikiru - Vivere

Pellicola del 1952, tra le migliori opere di Akira Kurosawa che qui si interroga sul senso del Vivere. Un burocrate di Tōkyō, Watanabe Kanji, interpretato dall’ottimo Shimura Takashi (che due anni dopo vestirà i panni del leader de I sette Samurai), vive modestamente “ammazzando il tempo”. Ma improvvisamente scopre di avere un cancro e che gli restano pochi mesi. Vedovo da molti anni, ignorato dal figlio, decide di ritirare i suoi risparmi dalla banca e di godersi gli ultimi sprazzi dell’esistenza. Conosce uno scrittore e insieme a lui gira per i locali notturni della capitale, frequenta una giovane donna.
Ma capisce che non gli basta e decide di impiegare le sue ultime energie riavviando il progetto di un parco giochi per bambini che doveva sorgere in un’area abbandonata.Muore, tra la neve che cade, seduto su un’altalena del nuovo parco, felice e in pace con il mondo. Il sindaco si attribuisce il merito dell’iniziativa ma la stampa scopre che tutto si deve all’ostinazione di Watanabe. I colleghi dell’ufficio, ubriachi, alla sua veglia funebre, giurano che vivranno anche loro con la stessa passione che Watanabe ha avuto. Ma il giorno successivo a mente fredda non ne avranno il coraggio e la vita riprenderà a scorrere come prima.Kurosawa analizza implacabile e pessimista una società del dopoguerra schiacciata dalla burocrazia. Un mondo in cui sogni e desideri si spengono in un’amarezza incorniciata dalle note di Gondola no uta, La canzone della gondola. “La vita è breve” è il verso che ritorna ogni volta a scandire il fluire di un tempo che non tornerà mai più.

domenica 5 gennaio 2014

An Actor's Revenge - Yukinojō henge

An Actor's Revenge - Yukinojō henge è una sublime ed eccentrica pellicola, firmata dalla genialità di Ichikawa Kon, che risale al 1963. Nel titolo giapponese Yukinojō è il nome di scena del personaggio principale onnagata o oyama cioè un attore di kabuki maschio che recita in vesti e ruoli femminili. Mentre henge si può tradurre con spettro, fantasma, apparizione. Quindi il tutto si potrebbe rendere con Il fantasma vendicatore di Yukinojō. Nel film tuttavia non c’è niente di soprannaturale. Yukinojō utilizza il suo abito di scena per terrorizzare uno dei suoi nemici creando l’illusione di un fantasma. Nel teatro kabuki la parola henge ha il significato tecnico di cambio di costume. Il titolo si potrebbe quindi anche tradurre con I molti travestimenti di Yukinojō. Il titolo inglese: An Actor's Revenge è tratto invece da una battuta del film: ‘As you might expect of an actor’s revenge, it’s going to be a flamboyant performance’. ‘Come ci si potrebbe aspettare dalla vendetta di un attore, sarà uno spettacolo straordinario’. La pellicola mostra una commistione di stili e registri drammatici derivanti dalle tradizioni del teatro kabuki, dal manga e dal cinema muto. La trama è una rete di inganni, un tragico gioco di maschere. Una sera, durante una performance di kabuki, Yukinojō (la leggendaria stella giapponese Hasegawa Kazuo) vede seduta tra il pubblico una famiglia di nobili. Sono quelle stesse persone che hanno segnato il suo destino: è stata la loro crudeltà a portare i suoi genitori a suicidarsi.
Con l'aiuto di un vecchio ladro, Yamitarō (anch’egli interpretato da Hasegawa), Yukinojō pianifica la sua complessa vendetta che intreccia romanticismo e complotti politici. In Occidente Ichikawa Kon è conosciuto soprattutto per i suoi due film sulla Seconda guerra mondiale, Biruma no tategoto (L'arpa birmana del 1956) e Nobi (Fuochi nella pianura del 1959). Il primo fu presentato alla XVII Mostra di Venezia, dove ottenne il Premio San Giorgio e una menzione speciale. La giuria, che vedeva tra i membri Luchino Visconti, quell'anno non assegnò il Leone d'oro per contrasti tra i componenti, ma il film di Ichikawa raccolse la maggioranza dei consensi e fu poi nominato agli Oscar come Miglior Film Straniero. Nobi riprese il tema della guerra con immagini ancora più crude e violente e ottenne il Pardo d'oro al Festival di Locarno. Nel 1960 Ichikawa vinse al Festival di Cannes il Premio Speciale della giuria con Kagi (La chiave) tratto dal romanzo di Tanizaki Jun'ichirō che ispirò poi l'omonimo film di Tinto Brass.