sabato 21 marzo 2015

Friends: Mononoke Shima no Naki

Friends: Mononoke Shima no Naki è un film giapponese del 2011, computer-animated, basato sul romanzo per bambini Naita Aka Oni di Hamada Hirosuke. Regia di Yamazaki Takashi e Yagi Ryūichi, la sceneggiatura è stata scritta dallo stesso Yamazaki (che l’anno precedente aveva realizzato Space Battleship Yamato, live-action movie ispirato all’opera del leggendario Matsumoto Leiji con protagonista lo SMAP Kimura Takuya). Le voci dei due orchi Naki e Gunjō sono del più giovane degli SMAP Katori Shingo e dell’attore Yamadera Kōichi. La storia è centrata attorno ad una misteriosa isola in mezzo a un lago. Gli abitanti del luogo la temono perché pensano sia la dimora di orribili mostri. In realtà i mostri sono inoffensivi e terrorizzati
a loro volta dagli umani che li circondano. Un giorno un cucciolo d’uomo finisce sull’isola e lì incontra due orchi, uno rosso, chiamato Naki e il suo amico, l’orco blu, chiamato Gunjō, all’inizio sembrano ostili ma in realtà si prenderanno buona cura di lui...
Il film è uscito nelle sale giapponesi il 17 dicembre 2011 anche in versione 3D ed è stato presentato in anteprima italiana al Future Film Festival 2012 di Bologna.
Il tema portante di Friends: Mononoke Shima no Naki è Smile - colonna sonora di Tempi Moderni celebre pellicola del 1936 di Charlie Chaplin -
qui nella versione della cantante giapponese MISIA.

venerdì 13 marzo 2015

Millennium Actress - Sennen joyū - L'attrice del millennio

Kon Satoshi è uno dei miei registi d’animazione del cuore e la sua morte avvenuta nel 2010 quando ancora non aveva compiuto 47 anni ha lasciato per me un enorme vuoto.
Ho già parlato del piccolo grande capolavoro natalizio Tokyo Godfathers, e questa volta voglio soffermarmi su Millenium Actress (titolo originale Sennen joyū, alla lettera L'attrice del millennio) un lungometraggio anime del 2001 scritto e diretto da Kon.
Ironico e poetico come solo i lavori di Kon sanno essere, il film narra di un maturo regista Tachibana Genya che vuol realizzare un documentario sulla celebre Fujiwara Chiyoko, stella cinematografica del secolo passato ed eroina della sua giovinezza.
L’enigmatica donna, ormai settantenne, si è ritirata a vivere su di un’isolata montagna, nell’anonimato, ed è lì che Tachibana si reca insieme al cameraman Ida Kyōji per intervistarla.
La terra ha tremato quel giorno e trema ancora, poco prima che Chiyoko inizi la sua narrazione. “Il mio destino sembra essere legato ai terremoti” esordisce la donna parlando della tragedia della regione del Kantō durante la quale è nata, e la sua esistenza da quel momento pare divenire simbolo del Giappone stesso. Mentre l’anziana attrice si confessa, Tachibana e il suo cameraman si trovano di colpo a compiere un viaggio nel tempo luminoso e avventuroso.
Illusione e realtà si intrecciano creando quasi una pellicola trompe-l'œil. I film e le memorie della donna creano un ponte tra vita, sogno e apparenza. Fil rouge della storia è l’amore di Chiyoko per un giovane pittore rivoluzionario, lei lo ospita di nascosto nella sua casa e ne cura le ferite, non conosce il suo nome né vede mai il suo volto ma il ragazzo le dona la chiave che apre la cosa più importante che esista al mondo e i due fanno un patto: spetterà a Chiyoko scoprire il senso della chiave. Poi lui è costretto a fuggire. La ragazzina notata dal direttore degli studi Ginei diviene così attrice con la speranza nel cuore di ritrovare il suo grande amore.
Passato e futuro si fondono tra viaggi in Manciuria guerre e rivolte, scorrono le epoche e le pellicole girate dall’attrice si mischiano al suo privato.Il Medioevo ispirato a Il trono di sangue di Kurosawa, dove Chiyoko è prima una Lady ma poi lotta come un samurai e infine come un ninja, sempre protetta da Tachibana, innamorato di lei nella finzione ma si intuisce anche nella realtà. E il caleidoscopio dei film interpretati la porta nelle vesti di un’affascinante geisha a Kyōto ancora in cerca del suo amore/pittore perduto che qui è un samurai che sta per essere giustiziato.
E poi alla leggerezza dell’era Taishō - i primi del ‘900 - che ricorda le ambientazioni del manga Una ragazza alla moda, di nuovo tallonata dal cameraman e da Tachibana che cambia ruolo ma non il suo cuore. Tra melodrammi e le bombe della Seconda Guerra Mondiale, in un Giappone sempre più devastato, si apprendono frammenti dell’esistenza vera di Chiyoko, il triste destino dell’artista e della stessa Chiyoko ormai anziana e malata.
Le scene tratte dall’era dello spazio, come in un cerchio simbolico, aprono e chiudono il film di Kon. Chiyoko ha compreso che la chiave apre soltanto i suoi ricordi, e in fondo ciò che ha amato davvero non è stato “l’uomo fantasma” ma il fatto di continuare ad inseguire anche "oltre la vita" il suo sogno d'amore eterno e ideale.
Millennium Actress è stato realizzato dallo studio di animazione Madhouse, l’uso della computer grafica non è mai ridondante ma il vero punto di forza del film risiede nella regia di Kon e nella sua estrema energia.
Non c’è un vero messaggio che Kon vuole trasmettere ma una sapiente fusione di brillanti fotografie d’epoca che rivelano uno spaccato di ciò che il Giappone è stato nel secolo scorso. Tra scelte cromatiche pure, musiche suggestive, inquadrature che colpiscono nel segno: stava in questo la sua eccellenza di cineasta.
Kon aveva debuttato nel mondo dell’animazione nel migliore modo possibile, al fianco dei più noti maestri. Nel 1991 Ōtomo Katsuhiro (Akira, Metropolis, Steamboy), rimase colpito dal suo manga Kaikisen (La stirpe della sirena), e lo chiamò prima a collaborare al soggetto del proprio manga World Apartment Horror, poi come art director nel suo film Rōjin Z. Seguì la collaborazione con Oshii Mamoru e la scrittura del primo episodio di Memories, film ideato ancora da Ōtomo nel 1995. Il suo debutto alla regia arriva nel ’97 con Perfect Blue un insolito thriller psicologico, poi nel 2001 giunge Millennium Actress, nel 2003 la fiaba Tokyo Godfathers, nel 2004 la serie TV Paranoia Agent, nel 2006 il futuristico e onirico Paprika – Sognando un sogno, presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. Conclude la sua filmografia l’incompiuto Yumemiru kikai, Dreaming Machine, al quale stava lavorando al momento della sua scomparsa. La Madhouse parla da tempo di volerlo completare, il lavoro principale era già stato conlcuso da Kon ma i costi sono alti, tuttavia Maruyama, il fondatore dello studio d'animazione, ha rivelato che intende finirlo anche se i tempi dovessero essere lunghi. Attendiamo fiduciosi.

sabato 7 marzo 2015

5 cm per second - Byōsoku go senchimētoru - La voce delle stelle

Autore nel 2013 de Il giardino delle parole (del quale abbiamo trattato in occasione della proiezione evento sugli schermi italiani del maggio 2014)
il maestro Makoto Shinkai aveva già realizzato nel 2007 una pellicola sognante e delicata,  
5 cm per second -
traduzione fedele dell’originale Byōsoku go senchimētoru -

dove il titolo indica la velocità che impiegano i petali di ciliegio per cadere al suolo.
La pellicola è più nota in Italia come La voce delle stelle.
Presentata al Future Film Festival 2008 ha vinto il premio come miglior lungometraggio d’animazione, per la capacità di coniugare
poesia, arte, disegno animato e nuove tecnologie, in una storia emozionante e profonda.
È stata fortunatamente pubblicata in DVD dalla casa di distribuzione francese Kazé, anche in lingua italiana.
I temi portanti del regista Makoto Shinkai sono quelli a lui cari: la distanza nel tempo e nello spazio e la complessità delle relazioni umane.
Tre episodi intensi e malinconici scandiscono la vita di Akari e Takaki dalle scuole elementari all’età adulta
e segnano la nascita, lo sviluppo e l’inevitabile fine del loro amore.
I colori dei disegni che virano dal rosa e viola dei ciliegi in fiore, dal verde all’oro dei cieli all’alba e al tramonto, dal pallore della neve al turchino del mare e delle notti più cupe, creano un’atmosfera unica e incantata che ben rispecchia la tenerezza dei sentimenti dei due protagonisti.
Imperdibile.

domenica 1 marzo 2015

The Light Shines Only There - Soko nomi nite Hikari Kagayaku

The Light Shines Only There - La luce splende solo là (titolo originale Soko nomi nite Hikari Kagayaku) è una pellicola giapponese del 2014, proposta dal paese del Sol Levante agli 87esimi Academy Awards come miglior film straniero. Non è stata candidata, ma ci pare comunque degna di nota nel variegato panorama giapponese. Diretta dalla regista Mipo O (nata in Giappone ma di terza generazione coreano-nipponica) adotta un registro drammatico e romantico per narrare la storia di Sato Tatsuo (Ayano Gō) che lascia il suo lavoro e vaga senza meta, cercando di fuggire da esperienze dolorose e bevendo per dimenticare. Sato nel suo peregrinare incontra Oshiro Takuji (Suda Masaki) in una sala di pachinko. Lì stringono la loro amicizia e Sato decide di seguire Takuji a casa sua.
Si tratta di una baracca fatiscente lungo la spiaggia, dove vivono Takuji, il padre malato, la madre dura e insensibile, e la sorella maggiore Chinatsu (Ikewaki Chizuru) che vende il suo corpo per dare sostegno alla famiglia. Tatsuo tuttavia scorge qualcosa di speciale in Chinatsu. Una che luce brilla solo in quel luogo, nonostante l'atmosfera opprimente che li circonda, e si sente attratto dalla luce e dalla ragazza. Ma ogni passo che i giovani fanno per rialzarsi, complice anche il fratello Takuji, non fa che condurli verso un baratro senza fondo... Mipo O, classe ’77 - è anche sceneggiatrice e lavora per la tv - alla sua nuova prova per il grande schermo, si conferma tra le più talentuose registe giapponesi sfiorando con sensibilità tutte le corde delle emozioni.