venerdì 30 agosto 2013

Il Giappone a Venezia 70

La 70ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in corso dal 28 agosto al 7 settembre è un palcoscenico ideale per numerose pellicole giapponesi. In gara per il Leone d'Oro l’ultimo lavoro del maestro Miyazaki Hayao, Kaze Tachinu (Si alza il vento), in cui si mischiano realtà storica e fantasia. Il film di animazione narra le avventure di Jirō un ragazzo che sogna di volare e di progettare splendidi aeroplani, ispirati al lavoro dell’ingegnere aeronautico italiano Caproni. Miyazaki prende spunto in parte dalla figura di Horikoshi Jirō, che ideò durante la seconda guerra mondiale gli aerei da combattimento utilizzati dal Giappone contro gli Stati Uniti e in parte dal romanzo di Hori Tatsuo, che narrava una storia di amore tragico ambientata in un sanatorio. Le vent se lève... Il faut tenter de vivre! è un verso di Paul Valéry da Le cimetière marin. Kaze Tachinu ripercorre la vita dell’ingegnere e gli eventi storici che la influenzarono profondamente: il Terremoto del Kanto del 1923, la Grande Depressione, l’epidemia di tubercolosi e l’entrata in guerra del Giappone. Il protagonista conosce Naoko e se ne innamora, coltiva l’amicizia con il collega Honjō e realizza innovazioni straordinarie, proiettando il mondo dell’aviazione verso il futuro. Una storia epica fatta di amore, di sfide e coraggio.
Una pellicola appena nata, accolta da un record d’incassi in patria e già al centro di polemiche, accusata di militarismo. È una favola, ha risposto il maestro. L’amore per il volo è sempre stato un leitmotiv di Miyazaki. Da Nausicaä della Valle del Vento a Laputa - Castello nel cielo, da Il mio vicino Totoro alla streghetta Kiki fino ad arrivare a Porco Rosso, solo per citare alcuni dei suoi più celebri lavori. Suo padre era un ingegnere aeronautico, titolare di una fabbrica, la Miyazaki Airplane, che durante la seconda guerra mondiale costruiva anche gli apparecchi progettati da Jirō e utilizzati dalle missioni kamikaze.
Venezia annovera tra i giurati Sakamoto Ryuichi celebre musicista, compositore e attore nipponico. Nel 1983 Sakamoto recitò insieme a David Bowie nella pellicola di Ōshima Nagisa, Furyo (Merry Christmas Mr. Lawrence). Il film è proiettato nell’ambito di Venezia Classici, come omaggio al regista scomparso all’inizio del 2013. Sakamoto ne scrisse le musiche, tra le quali spiccava Forbidden Colours, cantata da David Sylvian, forse ancor oggi il suo brano più noto. Ed è un giovanissimo Kitano Takeshi - al tempo era ancora conosciuto soltanto come comico televisivo - a pronunciare la battuta finale “Buon Natale, Mr. Lawrence”.
Un altro atteso film di animazione Harlock: Space Pirate di Aramaki Shinji guida la sezione dei Fuori Concorso. È l’anno 2977 e miliardi di profughi umani sognano di ritornare sul pianeta che ancora chiamano patria. Il ribelle Capitan Harlock e il suo fidato equipaggio sono per loro l’unica speranza di raddrizzare un giorno i torti inflitti dalla Coalizione. Mega produzione in 3D che punta al pubblico internazionale mettendo in scena l’eroe romantico, pirata del futuro, nato dal genio di Matsumoto Leiji. Ancora tra i Fuori Concorso Yurusarezaru Mono (Unforgiven) di Lee Sang-il, coreano ma nato in Giappone, che mette in scena una storia ambientata all’alba dell’epoca Meiji, nel 1880, nella settentrionale isola di Hokkaido. Lo shogunato Tokugawa è appena crollato e gli Ainu, la popolazione indigena, lottano per definire il territorio assieme al governo appena istituito. Un’avventura tra onore, violenza e giustizia che vede protagonista Watanabe Ken.
Per la sezione Orizzonti Sono Shion firma Jigoku De Naze Warui (Why Don't You Play in Hell?). Due uomini, Muto e Ikegami, si odiano. Muto cerca disperatamente di aiutare sua figlia Mitsuko a recitare in un film. Intanto Ikegami si innamora di Mitsuko, ben sapendo che è la figlia del suo nemico. In questa storia complicata vengono trascinati il regista Hirata e un giovane cinefilo di nome Koji e la storia imbocca una direzione inaspettata... Venezia Classici oltre al già citato Furyo mostra in versione restaurata Yoru No Henrin (The Shape Of Night del 1964) di Nakamura Noboru ritratto di un Giappone notturno tra violenza, prostituzione e morte. E Higanbana (Fiori d'equinozio del 1958) primo esperimento a colori per il regista Ozu Yasujirō. In un paese che sta mutando dove i matrimoni combinati lasciano sempre più spazio ai sentimenti la pellicola narra dei contrasti tra un padre, ricco uomo d’affari, e la figlia che vuole sposare contro la sua volontà un semplice impiegato.

venerdì 23 agosto 2013

Acqua tiepida sotto un ponte rosso -
Eros e leggerezza

Imamura Shōhei è stato uno dei maestri della nouvelle vague giapponese e uno dei rari autori ad avere vinto due volte la Palma d'oro a Cannes, nel 1983 con La ballata di Narayama e nel 1997 con L'anguilla. Acqua tiepida sotto un ponte rosso del 2001 è il suo penultimo lavoro, l’ultimo fu l’episodio Giappone realizzato l’anno successivo per 11 settembre 2001 (nel quale un soldato torna dalla guerra così disgustato dagli orrori vissuti che rifiuta la sua umanità e si crede un serpente). Quello di Imamura è un cinema visionario ma lucido. Acqua tiepida sotto un ponte rosso è una favola metropolitana, una commedia erotica e lieve. Si diverte l’autore, all’epoca alla soglia dei 75 anni. Il protagonista è Yakusho Kōji (l’uomo in bianco di Tampopo, noto a Hollywood per Memorie di una geisha e Babel, una lunga carriera al fianco del regista Kurosawa Kiyoshi). Licenziato da uno studio di architettura, abbandonato dalla moglie, vive come un clochard. Senza speranze né futuro decide di seguire il consiglio di un vecchio amico anche lui senzatetto.
In fuga dalla capitale e dal cemento compie il suo viaggio alla ricerca della felicità: un misterioso tesoro, un buddha d’oro nascosto in una casa lungo il fiume, vicino ad un ponte rosso, in un piccolo villaggio di pescatori. Scopre invece una giovane donna che al culmine dell’orgasmo ha il magico potere di sprigionare acqua, zampilli tiepidi che scorrono via dal suo corpo e si gettano nel torrente attirando branchi di pesci e facendo crescere rigogliosi piante
e fiori. Luce e movimento, gioia di vivere, in un mondo capovolto e lontano dalla normalità. Desiderio e riso, humor, trasgressione e sensualità. Donna-acqua come simbolo di fertilità che riporta alla vita l’uomo grigio, reso sterile e amaro dalla città.
Il sesso come fonte primordiale e un vecchio maestro anticonformista che riconduce il femminile al centro dell’esistenza.

sabato 10 agosto 2013

Tampopo - Spaghetti Western in brodo nipponico

Tampopo è un ironico e divertente spaghetti western anni ’80, scritto e diretto da Itami Jūzō. Goro e Gun sono due camionisti in viaggio, stanchi e affamati vedono l’insegna di un locale e si fermano per gustare una scodella di ramen, le tipiche tagliatelle servite in brodo. Il piccolo ristorante è gestito da Tampopo, vedova con un bambino, cuoca alle prime armi, e infestato dai gangster del quartiere. Goro si lancia nella rissa per difendere la donna e il giorno dopo si risveglia nella sua casa. Tampopo a quel punto gli chiede aiuto per rilanciare il locale nel quale, dalla morte del marito, i clienti scarseggiano. L’uomo decide di darle una mano e tra vagabondi, esperti di ramen e dubbi arredatori pian piano attorno a loro si forma una bizzarra squadra con l’obiettivo creare un ristorante ideale e insegnare alla donna a cucinare un ramen perfetto... La pellicola vede Yamazaki Tsutomu (volto celebre in Giappone), un giovanissimo Watanabe Ken (sarà lui L’ultimo samurai), Yakusho Kōji l’elegante ballerino di Shall We Dance? (nel ruolo che nel remake hollywoodiano verrà affidato a Richard Gere) qui l'uomo in bianco e Miyamoto Nobuko, moglie del regista, nei panni della stessa Tampopo. Intro incantevole e fulminante, inno al cinema e al buon cibo. Bellissima la scena in cui il vagabondo entra di nascosto nella cucina di un ristorante, per preparare un omelette al bambino, omaggio al cinema del grande Charlot. Itami, è stato un attore e regista giapponese, figlio d’arte - il padre regista e sceneggiatore, era noto negli anni ‘30. I suoi film, tutti da lui scritti e diretti, erano satire che spesso prendevano di mira la yakuza, che mal digeriva i suoi sarcastici attacchi e lo sfregiò a rasoiate. Ricordiamo due titoli Il funerale - Osōshiki (del 1984) in cui Itami irride la rigida ritualità nipponica legata alle esequie e A Taxing Woman - Marusa no onna (del 1987) che narra le avventure di un’esattrice delle tasse. Nel dicembre del 1997 l’uomo morì suicida lanciandosi dall'8° piano del palazzo dove aveva l'ufficio dopo essere stato coinvolto in uno scandalo sessuale. La stampa era venuta in possesso di alcune foto che lo ritraevano insieme ad una giovane donna. Lasciò una lettera nella quale si dichiarava innocente. I fatti non sono mai stati chiariti ma secondo alcune fonti dietro alla sua morte ci sarebbe la mano della mafia giapponese.

domenica 4 agosto 2013

Confessions – Delitto e castigo

Moriguchi (straordinaria Matsu Takako), insegnante delle medie e madre single, ha deciso di lasciare il suo lavoro. È l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di primavera e la donna non tenta di mantenere l’ordine in aula ma tra il vociare dei ragazzini, impegnati a chiacchierare, mandarsi messaggi e scherzare, sola e determinata, pronuncia il suo discorso d’addio: la sua dichiarazione d’intenti, il suo piano di riscatto. Parla in modo pacato e preciso ricostruendo gli eventi che hanno portato alla morte della sua bambina. Qualche tempo prima la piccola è stata trovata a faccia in giù nella piscina della scuola. La polizia ha archiviato il fatto come incidente ma Moriguchi è convinta che le cose siano andate diversamente e pazientemente ha ricomposto il mosaico smascherando gli assassini: due ragazzini tredicenni, suoi studenti, che hanno ucciso per noia e crudeltà, per il desiderio di emergere ed essere notati. Sa che la legge giapponese li protegge a causa dell’età, la Lady Vendetta dunque, glaciale e implacabile, scatenerà il suo castigo e i suoi atti sottili e malefici saranno la miccia che innescherà una serie di eventi irreversibili. Ancora un’ambientazione scolastica per una vicenda, Confessions (tratta dall'omonimo romanzo di Minato Kanae), in cui sotto processo sono anche la famiglia e i media. Non esistono catarsi o redenzione in questo horror, cupo e melodrammatico, esteticamente raffinato, ma solo una spirale di dolore, infi­nito e inconsolabile, sottolineata dalle note di Last Flowers dei Radiohead. Nakashima Tetsuya è conosciuto fuori dal Giappone per i suoi film fantasiosi e colorati. Kamikaze Girls, una commedia in cui si narra la storia di una tenera lolita che incontra una ragazza-maschiaccio con la quale intesse un’amicizia combattuta ma sincera e Memories of Matsuko, favola moderna alla Amélie, mix di animazione, di ritmati siparietti musicali e di geniali trovate all’insegna di una fantasia buffa e stralunata. In patria è considerato un genio per il suo stile unico capace di mescolare immagini energiche, a tratti surreali, ad emozioni forti e burrascose. In Confessions forse eccede in un narcisismo talvolta ripetitivo e fine a se stesso ma vi sono picchi di perfezione che valgono davvero la visione della pellicola.