sabato 24 gennaio 2015

Il trono di sangue - Kumonosu-jō

Il trono di sangue (titolo giapponese Kumonosu-jō letteralmente Il castello della ragnatela), è una pellicola del ‘57 diretta da Akira Kurosawa, adattamento del Macbeth di Shakespeare.
La storia è trasposta nel Giappone medioevale e le tre streghe mutate in un singolo spirito della foresta ma la trama resta sostanzialmente fedele all’originale. Tragedia cruenta, archetipo della brama di potere e dei pericoli ad essa legati, narra di un nobile, Taketoki Washizu, (interpretato dal celebre Toshirō Mifune) a cui viene predetta l'ascesa al trono e l'invincibilità finché la foresta non avanzerà verso il suo castello.
Spinto dalla moglie Asaji l’uomo, inizialmente esitante, uccide il suo signore, ne usurpa il trono e giunge a far assassinare l’amico Miki la cui discendenza è destinata dalla stessa profezia ad ereditare il comando.
Ma i sensi di colpa lo tormentano e il fantasma che gli appare durante il banchetto celebrativo lo porta verso la follia.
Lady Asaji intanto – come la lady di shakespeariana memoria – perde la sua freddezza e tenta invano e ripetutamente di lavarsi le mani che vede sempre lorde di sangue. Infine il cerchio che si chiude. Le cime degli alberi nella foschia si avvicinano misteriosamente al castello e Washizu viene trafitto da innumerevoli frecce scagliate dai suoi stessi soldati atterriti dall’avverarsi del presagio. Il testo e i poetici dialoghi del Bardo lasciano in Kurosawa il campo alle immagini. Una foresta labirintica che galleggia in una nebbia enigmatica, l’angoscia che tutto avvolge, uno straordinario Mifune, figure che si muovono con gesti lenti ed essenziali come maschere che ricordano l’antico teatro Nō.

domenica 18 gennaio 2015

Pastoral: To Die in the Country - Den-en ni shisu

Pellicola scritta e diretta da Shūji Terayama, Pastoral: To Die in the Country, datata 1974, fu scelta per la 28ma edizione del Festival di Cannes. Bizzarro Amarcord in salsa agrodolce giapponese
(seguiva di un anno il capolavoro felliniano)
ne accoglie lo spirito geniale e stravagante.
Il film si apre come un colorato viaggio nell’infanzia dello stesso regista.
Un padre morto in guerra, una madre iperprotettiva.
Un piccolo villaggio dominato da un gruppo di anziane e bigotte megere con una benda nera sull’occhio che spingono una giovane donna ad abbandonare il bimbo avuto da padre ignoto nell’acqua del fiume. Un circo nei pressi del paese ricolmo di personaggi curiosi tra i quali una donna-cannone che prega insistentemente di essere gonfiata con una pompa.
Le prime esperienze sessuali, salti tra il passato e il futuro del protagonista che mostrano come anche la realtà più rosea celasse lati oscuri.
Emblematico lo Shūji bambino che gioca a nascondino nel cimitero e i compagni d’infanzia che sbucano da dietro le lapidi mutati nei fantasmi adulti del suo vissuto. Memoria fluttuante che richiama le visioni di Jodorowsky.
Colori che virano dal seppia dei ricordi iniziali, al blu-viola scuro del villaggio con le vecchie che aleggiano come neri corvi, dal caleidoscopio caramella giallo-verde-rosato delle atmosfere circensi, al rosso sangue della disperazione, al bianco e nero del presente in stile noir.

Un film nel film, maschere che si intrecciano con orologi a pendolo, eleganti prostitute e sogni grotteschi.
Terayama, morto nel 1983 a soli 47 anni di cirrosi epatica, fu poeta e drammaturgo, scrittore, regista e fotografo, impresario teatrale, pungente iconoclasta.
Lasciò gli studi di letteratura per lavorare nei bar di Shinjuku, più a suo agio nell’ambiente delle scommesse, tra boxe e corse dei cavalli che all’università.
Il suo cinema fu surreale
e sperimentale.

domenica 11 gennaio 2015

Autumn Moon - Qiū Yuè - Luna d’autunno

Vincitore del Pardo d’Oro al Festival di Locarno 1992 Autumn Moon (titolo originale cinese Qiū Yuè) di Clara Law (La dea del ’67) - anch'esso scritto dal marito Eddie Ling-Ching Fong - è una produzione Giappone/Hong Kong.
Protagonisti il giapponese Masatoshi Nagase e Pui-Wai Li. Una liceale e un giovane turista nipponico si incontrano in una Hong Kong, ancora protettorato britannico, prossima al ritorno alla Cina.
Lui, Tokio, deluso nella ricerca di buon cibo e bei ristoranti, pesca nell’acqua torbida del porto e riprende ogni cosa con la sua telecamera.
Lei, Wai, vive con la nonna, aspetta di raggiungere la famiglia emigrata in Canada e nel frattempo tenta di capire sé stessa.
Hong Kong, grattacieli altissimi e nebbia sull’acqua, è una delle metropoli più belle al mondo. Realtà ipermoderna nella quale la tecnologia pare aver cancellato con un colpo di spugna le antiche tradizioni.
Giovani alla deriva tra ritmi lenti e inquadrature bluastre e immaginifiche, lievemente deformi, sfumate e ricercate. Paesaggi e personaggi, in transizione tra Oriente e Occidente, attraversano un vuoto culturale.
Fuochi e una luna d’autunno in attesa di un inverno di sogni e desideri che forse non si compiranno mai.

sabato 3 gennaio 2015

Una lettera per Momo - Momo e no tegami

I nomi giapponesi hanno tutti un significato - anche i nostri ce l’hanno ma nei secoli spesso l’abbiamo dimenticato - i giapponesi no. Quelli maschili sono in gran parte legati a concetti come onore, forza, vittoria, quelli femminili alla bellezza, alla luna, al profumo, alla grazia.
Moltissimi richiamano aspetti della natura e delle stagioni come se gli abitanti delle isole nipponiche avessero mantenuto il loro stretto rapporto con gli spiriti che le abitano.
Momo (giovane protagonista di questo film d’animazione, il cui nome significa pesca, e l’albero di pesco nella mitologia giapponese protegge dal male e dalla sfortuna) dopo la morte del padre si trasferisce insieme alla madre da Tōkyō nella remota isola di Shio.
La piccola è triste e non riesce ad adattarsi al nuovo ambiente. Prima della sua scomparsa Momo aveva litigato duramente con l’uomo e adesso si sente in colpa.
Il padre le ha lasciato una lettera con solo due parole: "Cara Momo" e lei tenta di riempire il vuoto cercando di capire quale messaggio volesse comunicarle. Intanto misteriosi furti si verificano sull’isola e Momo decide di indagare scoprendo l’esistenza di tre strani e buffi demoni. Momo pensa allora che ci sia un senso nascosto in ciò che le sta accadendo... Sarà l’inizio di una fantastica avventura.
Una lettera per Momo (Momo e no tegami) è stato diretto nel 2011 da Hiroyuki Okiura, già regista di Jin-Roh - Uomini e lupi, aveva partecipato tra gli altri alla lavorazione di Ghost in the Shell, Cowboy Bebop - Il film, Paprika ed Evangelion: 3.0 You Can (Not) Redo. Il film è uscito nelle sale cinematografiche giapponesi nell’aprile 2012 mentre in Italia, nel dicembre dello stesso anno, la Dynit lo ha distribuito in Blu-ray e DVD. Si tratta di un’animazione tradizionale, disegnata a mano (sono stati necessari ben sette anni per realizzarla) con rimandi a Miyazaki, a metà tra Il mio vicino Totoro e La città incantata. L’isola arcaica con i suoi edifici in legno, i templi immersi nel verde e nella nebbia, i campi terrazzati scavati sui fianchi delle ripide colline e i suoi fantasmi, fa da sfondo ad una fiaba malinconica espressiva e commovente. Una combinazione di humor e dramma, sensibilità e delicatezza.