domenica 24 novembre 2013

Carne giapponese e tradizione toscana

Il Giappone non è solo pesce crudo, sushi o sashimi come tanti credono ma alleva alcuni dei migliori bovini al mondo. I wagyū dal manto nero sono celebri per la tenerezza, il sapore ricco e la caratteristica struttura marmorizzata, il grasso infatti è ben armonizzato e distribuito nel muscolo, la loro carne è costosissima.
Le tecniche di allevamento mischiano realtà e leggenda, si racconta che gli animali ascoltino Mozart, vengano nutriti con birra e sake e sapientemente massaggiati uno ad uno. I giapponesi amano mangiare la carne alla griglia - yakiniku - molti sono i ristoranti specializzati, dove i clienti cuociono la carne cruda direttamente al tavolo e la accompagnano con verdure e salse a base di soia o miso.

Vivendo dall’altra parte del mondo mi “consolo” con la Chianina! Quando arriva il primo freddo, fuori piove e il vento ulula contro le finestre mi piace cucinare ragù (nella foto qui sotto), carni speziate o brasate.
Quest’anno ho ritrovato e preparato il “Peposo” della tradizione toscana, più precisamente del fiorentino (la zona originaria era l'Impruneta). È un piatto lungo, richiede quasi tre ore di cottura, ma quando lo cucinate un meraviglioso profumo di alloro e chiodi di garofano si diffonde per tutta la casa. In passato la carne immersa completamente nel vino e nelle spezie veniva cotta nella bocca del forno ma anche oggi utilizzando un tegame di coccio o anche una semplice pentola sul fornello, si può ottenere un buon risultato.

Ingredienti
1 kg di carne a tocchetti (muscolo di Chianina)
1 litro di Chianti
pepe nero in grani (una ventina di chicchi)
aglio, 1 spicchio a testa
2 rametti di rosmarino
3 chiodi di garofano
alloro q.b.
sale q.b.
pane toscano (senza sale) posato (di un giorno o due prima)

In una capace pentola di coccio si dispone la carne, si aggiungono poi tutti gli ingredienti, si sala, si copre con il vino e si cuoce sul fornello a calore moderato per circa tre ore controllando sempre che il vino avvolga la carne.

Quando il rosmarino avrà perso tutti i rametti e si sarà sbiancato il piatto sarà pronto. La carne risulterà molto morbida e saporita pur senza aver usato né grassi né soffritti. Tostate poi le fette di pane sulla griglia, versateci sopra la carne calda e servite.

domenica 17 novembre 2013

Il Giappone di Kurosawa Kiyoshi premiato a Roma

L’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma svoltasi dall’8 al 17 novembre 2013 all’Auditorium Parco della Musica ha premiato il Giappone di Kurosawa Kiyoshi che con il suo Sebunsu kodo (Seventh Code) ha ottenuto il riconoscimento per la migliore regia. Il film che vede protagonista la ex AKB48 Maeda Atsuko – pop idol famosa in patria, “È il suo momento” dice di lei il regista – è una sorta di spy story che si svolge in Russia, a Vladivostok.
Akiko arriva da Tokyo per incontrare l’imprenditore Matsunaga, perché da quando ha cenato con lui non riesce a dimenticarlo. Finalmente lo ritrova, ma Matsunaga si limita a raccomandarle di non fidarsi di nessuno in terra straniera e poi scompare. Akiko ricomincia a cercarlo. Sarà davvero l’amore a muoverla? Iniziano così le vicende di una pellicola d’azione e spionaggio industriale un po’ insolita per il maestro del J-Horror che con i suoi 60 minuti di durata e lo stile serrato si avvicina quasi ad una serie televisiva... Kurosawa era anche in concorso nella categoria cortometraggi e mediometraggi CinemaXXI con Beautiful New Bay Area Project (29 min.). Ambientato nella città marittima di Yokohama è la storia delle schermaglie tra un uomo e una donna. Il presidente di un’azienda di progettazione urbana, incontra una bella portuale di nome Takako. S’innamora a prima vista di lei, che però non lo ricambia. Frustrato dall’atteggiamento freddo della donna la deruba. Takako, decisa a riprendersi ciò che le appartiene, sgomina le guardie del corpo del presidente e...
Miike Takashi ormai habitué della passerella romana ha partecipato al concorso con l’ironico e surreale The Mole Song - Undercover Agent Reiji tratto da un celebre manga di Takahashi Noboru. Nella “Canzone della talpa” la recluta Kikukawa Reiji (uno spassoso Ikuta Toma) si diploma con il punteggio più basso di tutti i tempi. Un giorno, Reiji è convocato da Sakami, Capo della Polizia che lo licenzia per condotta disonorevole. In realtà gli affida l’incarico di infiltrarsi in un’organizzazione criminale e arrestare Todoroki Shuho, boss del clan yakuza più potente della zona del Kanto.
Le lotte di potere all’interno dell’organizzazione criminale, che mira al controllo dell’intero Giappone, trascinano Reiji in una serie di situazioni al limite della follia. Miike portava anche la pellicola fuori concorso Blue Planet Brothers, una misteriosa storia in dieci episodi, tutti in bilico tra commedia dell’assurdo, fantascienza e fantasy. La storia di un incontro, che fa nascere un trio dei più assurdi: un samurai dell’era feudale che tiene banco nella capitale, un alieno in visita dal pianeta Cygnus, un folletto (buono o cattivo?). Le loro vicende si intrecciano le une con le altre nei più diversi luoghi di Tokyo.

domenica 10 novembre 2013

Tōkyō monogatari – Viaggio a Tōkyō

Ozu Yasujirō è un maestro. E il suo capolavoro è proprio questo Viaggio a Tōkyō, un soggetto semplice e quotidiano che narra di gente comune illuminata e trasfigurata dallo sguardo del regista. Marito e moglie lasciano la campagna di Onomichi vicino a Hiroshima per far visita ai figli che vivono e lavorano a Tōkyō. Ma giunti nella capitale si rendono conto che i due maggiori, Kōichi, un semplice pediatra e Shige, una modesta parrucchiera, non hanno tempo per loro. Sono attivi e laboriosi ma freddi e cinici nei confronti dei genitori.
Più caldo è il legame con la nuora Noriko, vedova del terzo figlio, Shōji, scomparso in guerra. Decidono allora di tornare a casa, rincuorati comunque dal fatto che i figli stanno bene. Ma durante il viaggio l’anziana madre ha un malore e giunge a Onomichi in fin di vita. Tutti i figli si riuniranno attorno al letto di morte della donna poi ognuno riprenderà la propria strada. La pellicola del 1953 è stata girata in bianco e nero con un uso denso del chiaroscuro del quale oggi restano solo lievi tracce poiché il negativo originale andò bruciato in un incendio. Silenzi e sentimenti, ombre, dolori e piccole gioie. Tutto scorre come un fiume lento e inesorabile verso il finale nel quale il vecchio dona alla nuora gentile l’orologio che era stato della moglie: “È strano - le dice -. Abbiamo dei figli, ma tu sei stata quella che ha fatto di più per noi. E non abbiamo nemmeno un legame di sangue. Grazie”. “Ora che sono solo - confessa poi l’uomo alla vicina di casa - le giornate sembrano più lunghe”. Il ventaglio vicino al suo volto scandisce le ore. Il battello scivola lungo la baia, il treno passa sui binari, i panni stesi ondeggiano al vento.

sabato 2 novembre 2013

Kwaidan – Storie di fantasmi

Quale momento più adatto dell’anno per parlare di fantasmi? Siamo nei giorni in cui in Italia si visitano i cimiteri e si apre il canale di comunicazione tra i vivi e i morti, in una profusione di splendidi crisantemi (fiori incantevoli - simbolo del Giappone - purtroppo relegati dalla nostra tradizione solo all’ambito funebre). Kwaidan (Storie di fantasmi) è un film del 1964 diretto da Kobayashi Masaki. Sono quattro vicende distinte ispirate ai racconti orali del folklore giapponese.
Il soggetto è di Lafcadio Hearn, scrittore e giornalista di origine greco-irlandese. Emigrato a 19 anni negli Stati Uniti fu inviato come corrispondente in Giappone dove scelse poi di vivere, sposò la figlia di un samurai e prese il nome di Koizumi Yakumo. Le storie sono I capelli neri/Kuronami; La donna della neve/Yuki-onna; Hoichi senza orecchie/Miminashi Hoichi no hanashi e In una tazza di tè/Chawan no naka. La pellicola vinse il Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes ed ottenne una nomination all’Oscar come miglior film straniero.
Un budget enorme per l’epoca, 350 milioni di yen, riprese della durata di un anno. Segreti, misteri e sovrannaturali creature, avvolti da un rigore e da un’eleganza raffinata. Occhi che scrutano, amore e morte, pazzia e vendetta. Musiche e illusioni che si intrecciano nell’aria e richiamano le ombre di coloro che non sono più. Scenografie e stupendi cromatismi, inchiostri e pitture che si disfano sullo schermo e rimandano ad un surreale evocativo e fantastico. Nero come la notte, rosso come il sangue, blu come l’oceano. E poi viola cupo colore che tutto unisce in sé.