sabato 15 novembre 2014

A Courtesan with Flowered Skin - Hanayoi dôchû

Nelle sale giapponesi dall’8 novembre A Courtesan with Flowered Skin, titolo originale Hanayoi dôchû è ispirato all’omonimo romanzo di Ayako Miyagi.
È il primo lungometraggio di Keisuke Toyoshima.
Siamo nell’anno 1860 e Yumi Adachi incarna Asagiri una giovane prostituta di lusso (oiran) che vive nella capitale giapponese.
Le oiran erano anche intrattenitrici, praticavano la danza, la musica, la poesia, la calligrafia ed erano erudite.
Avevano il volto dipinto di bianco ed elaborate acconciature come le geisha ma il loro obi (la cintura che avvolgeva il kimono) era annodato sul davanti invece che sul retro, in forma di grande farfalla (probabilmente per potersi rivestire più agevolmente dopo la prestazione).
Vivevano in quartieri di piacere isolati e recintati.
È il crepuscolo del periodo Edo (il nome dell’odierna Tokyo) e la donna attende di essere liberata dalla sua condizione.
La madre fin da piccola le torturava la pelle con una pipa da oppio e il corpo di Asagiri è ricoperto di piccole bruciature dalla forma di fiori.
Dopo la morte della madre una famosa cortigiana, Kirisato, l’ha presa sotto la sua ala e dal momento che la sua protettrice è stata riscattata da un ricco uomo d’affari appena terminerà il suo servizio anche Asagiri sarà libera.
Ma il suo incontro con Hanjirou (Yasushi Fuchikami), un affascinante artigiano, influenzerà il suo destino: i due s’innamoreranno perdutamente.
La storia di questo mondo di esotiche prostitute si muove sulla linea indistinta e ammaliante che delimita l’arte dal sesso.
L’ambientazione e i costumi antichi perfettamente ricreati talvolta stridono con una regia e battute di stampo troppo moderno.

1 commento:

  1. Trovo affascinanti le storie tradizionali in costume...
    Lo guarderò sicuramente.
    Lucy

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