domenica 31 agosto 2014

Il Giappone a Venezia 2014

La 71ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia in corso dal 27 agosto al 6 settembre vede quest’anno in gara un’unica pellicola proveniente dal paese del Sol Levante: Nobi, Fires on the Plain di Shinya Tsukamoto.
Siamo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver invaso un’isola delle Filippine, l’esercito giapponese si scontra con una feroce controffensiva di locali e forze alleate. È solo questione di tempo prima che i pochi sopravvissuti siano spazzati via. Il soldato Tamura soffre di tubercolosi e viene abbandonato sia dal suo plotone che dall’ospedale mobile. Un gruppo di soldati con malattie e ferite incurabili sono fuori dall’ospedale, aspettando solo di morire. Il soldato Tamura si unisce a loro, ma quella notte gli spari dell’artiglieria distruggono l’ospedale. Tamura scappa nella giungla. Si inoltra nella natura aspettandosi una fine vicina. Non più in grado di proseguire oltre, prende la sua granata con l’intenzione di uccidersi, quando nota alcune patate nel terreno. L’unico problema è che sono immangiabili se non cucinate. Tamura si dirige verso un villaggio in cerca di fiammiferi, ma non trova nulla perché il villaggio è stato abbandonato. Tamura, allora, si addormenta in una chiesa dove appare una giovane coppia. La donna urla spaventata quando lo vede e lui, per farla tacere, preme il grilletto. È la prima vittima della sua vita. Tamura vagabonda per la giungla che ormai somiglia all’inferno, con pile di corpi esanimi ovunque. La fatica estrema intorpidisce la sua mente e la fame lo cambia. Quando inizia a vedere i suoi compagni come cibo, supera una soglia verso un mondo dove non ci sono amici, nemici o Dio.
“Con questo film, voglio mostrare agli abitanti delle città che la città non è il mondo”, spiega il regista. “Che è solo una barca senza timone che galleggia nel mare della natura. Mostrando persone coinvolte nella follia della guerra, mi chiedo perché scegliamo di fare la guerra. Se combattere è un istinto primordiale, voglio indagare se l’intelligenza ha la sua parte. Riesco a percepire l’orrore e le grida di settant’anni fa, di coloro che sono marciti nella giungla. Li avverto con un radar collegato alla colonna vertebrale e inietto quelle sensazioni in ogni fotogramma. Se ne sentirete l’odore, vorrà dire che sono riuscito nel mio intento”.
Per la sezione Venezia Classici un thriller del 1960 Kanojo Dake Ga Shitteiru, Soltanto lei sa di Osamu Takahashi.
Tokyo è terrorizzata da un violentatore e assassino seriale che fa una nuova vittima ogni quattro giorni. Il sergente Natsuyama e il detective Sugi - che ha una relazione seria con Ayako, la figlia di Natsuyama - fanno parte della squadra che indaga sul caso. Alla vigilia di Natale, Sugi cancella un appuntamento con Ayako per una riunione di lavoro. Lei lascia il regalo che pensava di dargli a casa di lui, ma tornando a casa viene assalita dal serial killer. Prima che riesca a ucciderla, alcuni passanti lo fanno scappare. Ritornata a casa, la madre Toshiko intuisce cosa è successo. Natsuyama viene a sapere del fatto quando rientra e, alla richiesta della figlia e della moglie di tenere l’avvenimento segreto, riflette a lungo, ma il giorno dopo denuncia il crimine al suo capo divisione. Quattro giorni dopo l’assalto ad Ayako, che era la quarta vittima del criminale, la ragazza decide di collaborare con gli investigatori e va alla stazione di polizia. Ma...
“Nel caos del Giappone del dopoguerra - è l'opinione di Takahashi - facemmo con scrupolo del nostro meglio per indagare e proteggere ciò che era etico. Era questo lo spirito della New Wave giapponese”.

Nessun commento:

Posta un commento