L’autore vissuto a cavallo tra il ‘600 e il ‘700 è ritenuto lo Shakespeare giapponese. I suoi testi teatrali (ben centoventi) sono spesso drammi a sfondo sociale - si ispirava a fatti di cronaca ed eventi del tempo - che narrano di amori impossibili con protagonisti semplici commercianti. Le nuove figure andavano a sostituire guerrieri e condottieri, rispecchiando i mutamenti dell’epoca, e vennero molto apprezzate dal pubblico, mentre il suicidio d’amore visto come riscatto morale subentrava all’antico senso dell’onore e ai duelli.
Doppio suicidio d'amore a Sonezaki ci riporta al 7 aprile del 16° anno dell’era Genroku (1703), quando Tokubei, un commesso di un negozio di salsa di soia, e la sua amante Ohatsu, una cortigiana di Dojima Shinchi, compirono insieme un suicidio d’amore nella foresta di Tenjin a Sonezaki (Umeda). Un mese dopo l’accaduto, il 7 maggio 1703, il drammaturgo Chikamatsu Monzaemon trasformò il fatto in un’opera per il teatro di burattini dal titolo completo Sonezaki shinju tsuketari Kannon meguri (Doppio suicidio d’amore a Sonezaki con pellegrinaggio da Kannon), messa in scena al teatro Takemotoza di Osaka.L’opera ottenne un successo tale che il teatro Takemotoza fece fronte a tutti i debiti fino allora contratti. Nel bunraku i personaggi vengono rappresentati con marionette di grandi dimensioni, manipolate a vista. Ciascuna marionetta è mossa da tre manovratori. Insieme al kabuki e al noh è una delle maggiori espressioni artistiche del Giappone nell’ambito delle arti performative.
Riconosciuto come bene intangibile del Paese e designato anche dall’Unesco come Patrimonio
Immateriale dell’Umanità, il bunraku vanta una storia di oltre quattro secoli che approda sul palcoscenico del Teatro Argentina nella rilettura contemporanea di un artista e fotografo noto a livello internazionale, Sugimoto Hiroshi. Insieme con la compagnia, composta da 30 elementi eredi e custodi delle arti performative tradizionali, il regista porta in scena il dramma di Chikamatsu Monzaemon nella versione integrale e originale conferendole un tocco d’avanguardia per restituirci un’opera creativa in cui convivono con grande armonia tradizione e innovazione.



Mille grazie per il consiglio! Vorrei tanto essere a Roma!!
RispondiEliminaIlaria